Nelle immagini archetipe dell’architettura è la pietra, tra tutti i materiali, a farla da padrona. La casa, intesa come luogo protettivo e caldo nel quale rifugiarsi, è stata fin dal principio delimitata da strutture in pietra: dapprima lasciata a faccia vista anche negli interni, poi coperta da uno strato di malta di calce, poi riscoperta ed elevata ad elemento decorativo. C’è qualcosa in questo materiale cosi costante nella storia eppure cosi mutevole, che ci spinge a reinventarne l’utilizzo.
Tra gli esempi di maggior rilievo, è Mies Van der Rohe nel padiglione di Barcellona ad esaltare e riportare la pietra alla terza dimensione: onice, travertino e marmo verde si fanno elementi costruttivi, prima che decorativi, e delimitano uno spazio abitativo nuovo, rinnovato archetipo del vivere moderno, dove nulla serve se non qualche seduta, all’ombra della maestosità delle grandi lastre.
Le tendenze del decor oggi risaltano a gran voce l’artigianalità: dopo un breve dominio delle resine artificiali, le texture ipnotiche e le cromie naturali della pietra tornano ad essere lo sfondo della vita quotidiana. Le grandi lastre, oggetto di un costante e sempre più innovativo lavoro di ricerca, fanno si che vengano meno anche i limiti dimensionali che in passato penalizzavano questo straordinario materiale. Anche i giunti, considerati per molto tempo il punto debole dei rivestimenti in pietra, vengono oggi inglobati nella visione d’insieme della lastra o impreziositi con finiture metalliche, come l’ottone e il rame.
Abbinata alle geometrie nette di un sofà, le tinte neutre e pochi altri arredi-chiave, la grande lastra in pietra dona alla zona living quel fascino di primordiale maestosità che contribuisce a farci pensare, a fine giornata, “finalmente a casa”.
Consuelo Malta