Ho imparato a fare gli gnocchi all’età di 9 anni. I ricordi che ho di quella parte della mia vita sono quasi tutti legati alla cucina in acciaio dell’hotel. Sì, dell’hotel avete capito bene, ci ho vissuto per anni, era la mia casa e questo succede quando nasci in una famiglia di albergatori e ristoratori, ma alla fine è un po’ come abitare in un condominio solo che i vicini cambiano spesso e se hanno bisogno di qualcosa, lo pagano. Non era per nulla male, ora come ora, ci tornerei in quello stato di grazia, avevo gelati sempre a disposizione, potevo decidere cosa mangiare scegliendo dal menù e guardare la tv fino a tardi, aggiungiamoci ora alcool quanto basta ed è il Paradiso in terra. Mia madre in cucina ci passava le giornate e imparare a cucinare era l’unico modo per condividere del tempo insieme e lo facevamo con le mani nella farina su quell’enorme tavolo in legno e marmo di Carrara. Avete presente quando le immagini vi si stampano perennemente nel cuore? Ecco, quello è stato il mio primo approccio con la cucina, il mio primo contatto con la pietra e proprio perché ci sono cose che rimangono nel cuore, come la pubblicità della Coca-cola a Natale, io ho sempre amato il marmo. Estimatrice numero uno, avrei potuto avere un futuro da PR di marmisti, poi la vita mi ha messo di fronte all’evidenza, in sostanza ho iniziato a vendere. Ho iniziato a progettarle le cucine, a proporre soluzioni che durassero nel tempo e indovinate, chi raccontava secondo voi il mondo della pietra naturale come il fantastico regno di Oz? Chi osannava con un certo trasporto le meraviglie che la natura era in grado di creare?
Non priva di una certa teatralità, sono sempre stata una brava venditrice, e qui posso ammetterlo senza sembrare di parte, perché ovviamente lo sono! Quando mi hanno parlato per la prima volta degli agglomerati e delle meravigliose caratteristiche, ero scettica come quando ho letto che Jay-Z aveva tradito Beyoncè… dai, sono cose che non succedono nel mondo reale!
Com’era possibile, un materiale che poteva sembrare pietra naturale ma non lo era, che aveva caratteristiche simili ma non uguali e sembrava pure meglio? Di fatto io, avvinghiata con le unghie e con i denti alle mie convinzioni, non avrei mai abbandonato il primo amore. Poi, qualche problema nel tempo ho iniziato ad averlo… opacità, aloni, segni di calcare, ruggine che saliva in superficie dalla Pietra Medea. Insomma quel che io consideravo normale e bello, cioè le caratteristiche naturali di un prodotto vivo e unico, mi si sono, in parte, rivoltate contro. Di fatto, un amore non corrisposto, le esigenze dei miei clienti andavano dalla parte opposta. Così mi ci sono avvicinata in punta di piedi a quel mondo che non dava problemi, che aveva mille sfumature, miscele fini o più importanti, che resisteva a macchie e graffi ma una caratteristica mi ha convinto più di altre.
L’agglomerato di quarzo è un materiale non poroso, cioè non permette la proliferazione di germi e batteri e indovinate chi è ipocondriaca? Bene, avevo un piano in marmo di Carrara, ora ho un piano in agglomerato di quarzo, l’ipocondria vince sull’amore… sappiatelo!
Cristina Giorgi @SpazioMetodo